Smartphone e custodie, affari d’oro. E perché Google delude


di Alberto Annicchiarico


Non devo essere l’unico con la mania delle cover protettive per i telefoni se si parla di un mercato da tre decine di miliardi di dollari entro un quinquennio, con un tasso annuo di crescita composto (Cagr) di oltre il 6% tra il 2022 e il 2027. “Molti marchi di smartphone si stanno concentrando su caratteristiche di design con un’elevata forza protettiva poiché i millennial sono più attratti proprio dalle cover di design. Ad esempio, le cover per cellulari Oppo sono dotate di stampa di alta qualità che garantisce una lunga durata”, spiega Mordor Intelligence.


Il mercato degli smartphone ha visto un plateau dal 2016 con vendite stabili attorno al miliardo e mezzo di device, una caduta dovuta alla pandemia nel 2020 (1,3 miliardi) e una ripresa timida nel 2021 (1,4 miliardi). Il 2021 è stato anche l’anno che ha registrato il top in quanto a ricavi per il settore: 448 miliardi di dollari. E per gli anni a venire si prevede una crescita fino a 790 miliardi con un Cagr di oltre il 7%. Poco più delle custodie.


Quindi, riassumendo, le cover seguono i destini del mercato degli smartphone e tendono a essere di sempre maggiore qualità (vedi il gigante cinese Oppo) e design perché così le vuole il pubblico, in particolare i millennial. Tra l’altro, sempre secondo Mordor Intelligence, il mercato vede in competizione molti attori, non ci sono brand dominanti (anche se emergono nomi come Spigen e Otterbox) e le protezioni per i telefonini garantiscono elevati margini, tra il 30% e il 50%.


Se fosse per il sottoscritto il Cagr del mercato delle protezioni per smartphone lieviterebbe perché per un solo device in genere provo tre o quattro diverse custodie. Per il mio Pixel 7 pro, per esempio, ho investito oltre un centinaio di euro. Lo riconosco, una follia. Quando l’estetica dello smartphone diventa un pallino e ti manda in rovina. Ebbene, sapete quella che sto usando? La JETech, cinese di Shenzhen: costo 10 euro. Perfettamente crystal clear, morbida, essenziale. Vedo il 7 pro color nello splendore del suo verde salvia e lo proteggo. La prima, sempre trasparente, tale Case-Mate acquistata d’impulso dal Google Store per 21,99, l’ho accantonata appena possibile perché non sopportavo quel Case-Mate scritto bello grosso in basso.


Poi ho fatto la pazzia di provare una Pela, canadese e molto ambientalista. Non è di plastica, ma di materiali di origine vegetale. Ho pagato con PayPal per dividere la spesa in tre e fare finta di non avere speso 49 dollari per un oggetto bello e originale, ma che la prima volta che l’ho messo nella tasca dei jeans si è rigato di blu lungo i bordi (ho risolto con una carta vetrata finissima, però…).


Ma i 29,99 euro peggio spesi sono stati quelli per il case originale grigio verde di Google. Non è in vendita nello store italiano, ho aspettato che fosse disponibile su Amazon. Ora, perché Google debba fare forse il 70% di margine su un pezzo di plastica dura e senza alcuna protezione interna in microfibra, per esempio, non lo posso accettare. Ho avuto il 6 pro e il case originale era spartano ma molto più morbido e accogliente per un oggetto da 900 euro. In definitiva, cara Google, ecco quel che voglio dire: sii più generosa con chi già sopporta i difetti della batteria di un top di gamma per altri versi eccellente. Ci contiamo.