Come va Pixel 9 Pro XL, confessioni di un beta tester

Affidabile, fa tutto molto bene, anzi, bene ma non benissimo. Le foto molto belle, quelle di notte magari un po’ meno, intelligenza artificiale quanto basta per farsi raccontare la ricetta del cuore. Batteria, carica in un’ora e un quarto ma va bene. Chipset Tensor G4 in ritardo sulla concorrenza e memorie Ufs della generazione precedente? Chissenefrega, quel che conta è l’esperienza utente. Che poi cos’è questa esperienza utente. Alla fine è il telefono che mi porterei in vacanza per fare le foto ai prati e i primi piani alla fidanzata. Se fosse una macchina forse sarebbe una Golf di 3 anni fa.

Le recensioni del Pixel 9 Pro XL, il più piccolo e maneggevole Pro arriverà tra un po’, variano da dissertazioni #teampixel a bassa intensità fino a sviolinate sul magnifico design da smartphone “prìmium”, che la chiude lì. Tanto ci sono vagonate di smartphone “prìmium” e ognuno è il più figo di tutti. Purché vi iscriviate al canale.

Io la penso diversamente. Sto usando il 9 Pro XL, non ancora a pieni giri, dal 22 agosto. Ero indeciso se preordinare o meno (gli youtuber/influencer, che ne hanno fatto un lavoro, ricevono). Poi ho rischiato. Questo è il punto. Io non vedo i Pixel come, metaforicamente, una tranquilla Golf ben rodata di 3 anni fa (i 3 anni si riferiscono alla dotazione hardware non propriamente up-to-date) ma come oggetti che ti dicono dove sta andando un pezzo di tecnologia. Ho iniziato dalla serie 6, che tra l’altro era più bellina delle successive per via della camera bar non metallica e lucida, poi 7 e 8. Sempre Pro. Prezzi partiti molto bene, poi sempre più vicini ai competitor di lusso.

Venivo da una storia Android, dopo avere lasciato Apple quando iPhone era al 4. La gabbia dorata non riuscivo ad accettarla. Le difficoltà, da utente imbranato, nel fare parlare il telefono con il Pc del lavoro erano insopportabili. Allora il problema del confronto tra iOS e Android non si poneva perché Android era nel Pleistocene. Mi sono trovato molto bene, diversi anni dopo, con gli OnePlus di Carl Pei (che ho ritrovato per il mio telefono di riserva, un eccellente medio di gamma come il Nothing Phone 2a, poi ho letto che Carl vuole cacciare i dipendenti che non torneranno in ufficio dal remote working, vabbè). Poi Samsung, un paio di Note, fino all’S21 Ultra.

Cosa è successo? Trovavo che per le features innovative dovevo aspettare gli aggiornamenti di Google. Su Samsung arrivavano mesi dopo. In più il mondo Samsung aveva discrete rigidità, mentre per me Android era sinonimo di personalizzazione e innovazione.

Chi meglio di Google, allora? E però il passaggio non è stato indolore. Alcune funzioni ben rodate su Samsung erano ancora imperfette sui Pixel. Una continua versione Beta, che però fa sentire di essere la frontiera, l’avanguardia. Pixel 6 Pro ha fatto soffrire parecchio con i bug (io ne ho visti pochi, per fortuna), Pixel 7 Pro con il battery drain, l’8 Pro ha imparato a scaricarsi meno in fretta ma continuava a surriscaldarsi.

Pixel 9 Pro XL

Un Pixel 9 Pro XL e un Nexus 5 del 2013 (REUTERS/Manuel Orbegozo)

È una forma di masochismo, essere fan (critico) dei Pixel? Forse. Gli utenti, che restano una nicchia nel mercato globale degli smartphone (le stime dicono intorno ai 10 milioni di venduto all’anno), nonostante Android sia nel 70 e passa per cento dei telefonini,  sono i beta tester di Big G. Un esperimento tecno-sociologico senza soluzione di continuità. Accetti  nel silenzio della tua stanza di essere beta tester perché sai che avrai sempre qualcosa in più e prima degli altri. Poi rosichi perché sai che non sarà per molto. Quel software, testato sulla tua pelle e nelle tue tasche, finirà presto o tardi sugli altri Android. Tipo il cerchia e cerca che sembra sia stato inventato da Samsung, partner di Google da anni, ahinoi anche nei chip. Intanto la registrazione delle interviste che puoi trascrivere (arrivata con l’8 Pro) mi ha cambiato la vita, con tutte le imperfezioni del caso.

Tocca anche questa volta, con il Pixel 9 Pro XL. Le features sono state tutte raccontate, non ripeto. Google scommette tantissimo su Gemini AI e l’integrazione crescente con funzioni e app. Per esempio Android Authority ha scoperto nelle versione beta dell’app Google tre possibili nuove estensioni per Gemini: WhatsApp, Notifiche e Messaggi. L’estensione WhatsApp potrebbe consentire di leggere, inviare messaggi ed effettuare chiamate, attraverso comandi vocali a Gemini.

Questo il futuro. Nel presente dopo avere visto l’evento Made By Google, mi aspettavo di utilizzare almeno alcune delle “magie” promesse. E invece Gemini Live, chiacchierate fluide con l’assistente geniale, è solo in inglese e bisogna fare un giro larghissimo per installarlo (non ho voglia, mi tengo Gemini Advanced e i 2 Tera regalati per 1 anno). Gemini Advanced, comunque, sembra all’altezza di ChatGPT4o (per quanto visto finora), analizza rapidamente anche documenti e report. Un grosso aiuto. In più è in distribuzione dal 20 agosto e per i successivi 15 giorni la funzione Gmail Q&A, che serve a fare ricerche mirate nella propria posta con l’aiuto dell’AI. Il tutto sincronizzato con Drive. Valuteremo nel tempo quanto cambi la vita l’intelligenza di Gemini  integrata anche in Calendar, Tasks, Keep, YouTube e YouTube Music.

Tutto meraviglioso? No. Mancano funzioni di non poco conto annunciate il 13 agosto, perché sono, anche loro, in inglese. Le hanno a Singapore e in Malesia, in Italia no. La registrazione e sintesi della telefonata con le regole europee sulla privacy non si può fare da noi, quindi non c’è. Pixel Studio, app di AI generativa per creare immagini con un semplice prompt, è pure lei in inglese; dovresti avere l’app bell’e pronta, invece la devi installare via apk. Si fa e funziona, ma insomma, non è subito disponibile. Il Magic Editor invece c’è: se vuoi cambiare lo sfondo del ritratto di tuo nipote puoi farlo ed è molto carino. C’è anche tra le features della post produzione delle foto lo zoom migliorato. Che con il nuovo tele a bomba che si spinge fino a 30x finalmente non ti fa sfigurare davanti ai migliori tele su smartphone in circolazione, ovviamente cinesi.

Ecco, poi sai bene che nelle prossime settimane e mesi il Pixel riserverà sempre qualche sorpresa (sempre che la sorpresa non la riservi il Dipartimento di Giustizia nel procedimento a carico di Alphabet-Google, accusate in sostanza di avere creato un monopolio nei motori di ricerca e nella pubblicità online; ma servirà più tempo e poi Google ha ottimi avvocati), con aggiornamenti e migliorie continue. Xiaomi 14 Ultra, smartphone dotato di ogni meraviglia sotto il profilo della dotazione hardware, ha rilasciato il primo aggiornamento a tre mesi dall’uscita. Senza sistemare il difetto più grosso dei video, i cambi di focale.

Chiudo proprio con il capitolo hardware. Perché i cinesi e Samsung (con qualche fatica, visti gli anni di processori Exynos propinati ai clienti europei) abbondano e Google scarseggia? Il progetto Tensor (siamo al G4) è coerente con una visione che non è quella muscolare della concorrenza, ok. Ci è stato spiegato in lungo e in largo. E non è affatto un’impostazione da buttare via, tanto che nel mio piccolo ho venduto Xiaomi 14 Ultra nel breve volgere di 90 giorni e sono tornato in ginocchio da Pixel 8 Pro. Ci si chiede, e sarebbe molto bello avere una risposta, perché Google abbia risparmiato qualche centinaio di milioni di dollari sulle memorie Ufs: riciclate le 3.1 datate 2020 (come nella serie 6) invece di utilizzare le 4.0 del 2022/23. Benissimo il software integrato, ma delle Ufs adeguate alla fascia di prezzo avrebbero dato una comprensibile soddisfazione ai beta tester fedeli e agli utenti più esperti.

Pixel 9 Pro XL

Credo che sia giusto riconoscere che il Pixel 9 Pro XL – bel design, senza dubbio il meglio riuscito e maturo esteticamente (al di là delle fatue considerazioni sulle somiglianze con iPhone) – funziona molto bene nelle attività di tutti i giorni. Il display è davvero appagante, le foto sono impressionanti (con qualche difetto di profondità nei ritratti con bokeh, ma sarà sicuramente corretto), la nuova app Meteo non cambia la vita esattamente quanto il sensore della temperatura. Frivolezze. Le suonerie e i suoni di notifica sono molto originali, su tutti la sezione Sound matters, con il Letto del fiume Limpopo all’alba o la Savana dello Zimbabwe, sempre all’alba. Pixel 9 Pro XL non scalda o lo fa con educazione, ma non l’ho ancora provato con Android Auto. Tutto fluisce dolcemente. A parte qualche fastidiosa risposta ritardata, qualche incertezza, che ogni tanto ci sono, non si può negare. E in un device da 1200-1300 euro, nel 2024, può essere fonte di irritazione, perché, non dimentichiamolo, fai pure il beta tester.

Un accenno a batteria e dintorni. Ancora Android Authority scrive in un ampio giro di parole che, per ottimizzare, conviene comprare il nuovo alimentatore della casa da 45W con ricarica a 37W. Allora, credetemi: dal 25% all’80% minuti 51. Ricarica veloce o più veloce di prima (sì, ma di poco)? I miei Xiaomi 14 Ultra e vivo x100 Pro caricavano in 20 minuti circa con rispettivamente 90 e 120W. Nulla da aggiungere.

Quanto al male assoluto, ovvero il battery drain, la batteria che si scarica alla velocità della luce, no, il Pixel 9 Pro XL tiene molto meglio. Caricato la sera prima di andare a dormire e messo in risparmio energetico estremo, riparte e arriva senza patemi a fine giornata con circa 4-6 ore di schermo. Diciamo che ne avanza un 25-30%. Con il 7 Pro nelle prime settimane dovevo ricaricare a metà giornata. Grazie, Google.

(Aggiornato il 30 agosto 2024)

LEGGI ANCHE: Cosa sono i Gem personalizzati? Ecco le novità del modello di Ai gen di Google

 

Assaggi di super tele, zoom migliorato e Pixel Studio:

 

Unboxing!

Tele 20x da 500 metri (file Raw)

Con Zoom migliorato

Pixel Studio reinventa la mia levriera Ophelia

Il mio gatto Mirò, dal ritratto a un bouquet colorato, con Pixel Studio (scaricato via Apk)