L’accordo fra Google e FCA ha riportato alla ribalta un tema quello dell’autonomous drive, la guida in autonomatico che è ormai da tempo nell’agenda di molti costruttori.Â
Anche di FCA, ma soltanto nelle intenzioni espresse in diverse occasioni dallo stesso Ceo Sergio Marchionne che ogni volta che è stato interpellato, anche su sollecitazione diretta del Sole 24 Ore si è detto pronto a dialogare coi brand dell’hi-tech, Google o Apple in particolare, ma anche con Tesla, specialista di gran fama in auto elettriche, che possono essere munite di un “auto pilot” molto evoluto e analogo a quello delle Mercedes Classe E di ultima generazione, con l’evidente obiettivo di recuperare terreno rispetto a una concorrenza (Audi in primis con il Piloted Drive) che in molti casi è già pronta a produrre su larga scala, sia pure a partire dalla fine del decennio, vetture in grado di passare dalla guida tradizionale di tipo assistita (cruise control adattativi via radar abbinati a sistemi di cambio corsia e svolta automatica, gestione automatica delle code) ad una, invece, con maggiore livello di autonomia, sia pure quando le legislazioni dei diversi Paesi lo consentiranno davvero.
I costruttori più avanti al riguardo sono Audi, Bmw, Mercedes, ma anche Honda, Volvo e Toyota, anche grazie al contributo di fornitori come Bosch (il sistema di Tesla è tedesco made in Bosch), Delphi e Continental che da tempo hanno già messo a punto i sensori, gli attuatori e le centraline di controllo necessari alla funzionalità delle auto a guida autonoma. E’ anche vero che quando si parla di guida autonoma si fa, oggi, riferimento alla condizione in cui chi guida è sempre responsabile di ciò che accade, mentre la guida autonoma vera e propria non richiederà in futuro tutto questo, ma sarà espressione di una funzionalità che prescinde anche da chi è a bordo.Â
La guida totalmente robotica, magari senza guidatore è invece ben piu lontana nel tempo. Scenario ancora futuro ma possibile è quello infatto dove l’automobile che va in totale autonomia, quella dei film di fantascienza come il classico “I Robot” o preconizzata nel 1937 dall’architetto scenografo americano Norman Bel Geddes che per la fiera di New York “Futurama” ideò una vettura elettrica (per di più monovolume) a guida automatica. La tecnologia driverless però inizia a essere disponibile quasi a scaffale, off the shelf come dicono gli americani.
Occorre un po’ di prudenza, perché al di là e delle iperbobili sulla Koala Car di Google non c’è da aspettarsi – almeno in un arco di tempo ragionevole – una macchina robot che se ne va a zonzo tutta sola raccogliendo passeggeri. Ma senz’altro una vettura che ci permette di fare altro perché, mentre siamo nel traffico a bassa velocità o in autostrada, il vero lusso è il recupero del tempo perso. E per vederla non manca tanto: sarà in vendita nel 2018 e sarà un’Audi A8. La nuova ammiraglia di Ingolstadt debutterà nel 2018. A bordo avra la stessa tecnologia Piloted Driving che ha permesso a prototipi di A7 di viaggiare senza intervento umano tra Los Angeles e Las Vegas e poi di replicare in Cina, nelle ipertrafficate sopraelevate di Shanghai. Sulla carta dovrebbe offrire ancora di più di quanto non offra oggi la Mercedes Classe E.
Ma torniamo ai brand che oggi possono vantare una competenza in questo settore che davvero potrebbe essere la variabile vincente dell’offerta automobilistica dei prossimi anni. Audi ad esempio, dispone di una telecamera montata dietro al parabrezza che rileva ogni oggetto in movimento davanti alla vettura fino a un raggio di 100 metri e fino a 85 km/h. Se necessario, il Pre Sense City frena automaticamente la vettura, fino a 40 kmh ed è capace di scongiurare l’impatto, mentre tra i 40 e gli 85 kmh diminuisce la velocità limitando ai minimi termini le conseguenze di un eventuale incidente. E ad esempio fino a 65 kmh un’Audi sterza anche da sola, orientandosi grazie alla segnaletica orizzontale. C’è poi Volvo, che nel 2017 metterà su strada i primi 100 clienti selezionati su vetture dotate di sistemi di guida a guida veramente autonoma, grazie anche collaborazione dell’amministrazione svedese che non solo ha autorizzato l’esperimento già parecchio tempo fa, ma ha fatto investimenti importanti per evolvere l’infrastruttura. Inoltre il brand svedese offre un pacchetto avanzato di assistenza alla guida: l’Auto Pilot che fa tutto da solo su acceleratore, freni e sterzo fino a 50 kmh. E BMW? Il massimo lo fornisce la nuova ammiraglia, Serie 7. Il suo Driving Assistant Plus comprende, infatti, l’assistenza al controllo della traiettoria, la prevenzione della collisione posteriore e laterale che arriva ad impedire al guidatore di accelerare per partire. Honda, invece, dal 2005 monta su vetture di serie il cruise control adattivo con sterzata assistita, in grado di agire sullo sterzo per far seguire alla vettura le linee che delimitano la corsia. Proprio Honda ha inoltre annunciato che entro il 2020 e in occasione delle Olimpiadi che si svolgeranno a Tokyo commercializzerà il primo veicolo totalmente autonomo. Mercedes sulla nuova Classe E offre delle soluzioni per una guida semi-automatica, così come Tesla, del resto. Infine Toyota: già oggi le auto del costruttore giapponese possono scambiarsi dati fra di loro. I giapponesi hanno, infatti, messo a punto l’ITS che sta per Intelligent Transportation System che fornisce tutte le informazioni sul traffico e sulle altre auto più o meno vicine e che i sistemi di bordo non possono rilevare. Al sistema non sfuggono neppure i pedoni, o altre automobili, per non parlare di ciclisti o di moto: inoltre l’ITS avvisa il guidatore sia con allarmi sonori che visivi. Inoltre, l’ITS di Toyota permette ai cruise control adattivi di due auto di scambiarsi dati: se una sa quello che fa l’altra, il tamponamento diventa, di fatto, impossibile. (Corrado Canali e Mario Cianflone)