Smartwatch o non smartwatch? Anche adesso che è arrivato il modello Apple, non è assolutamente sicuro che l’orologio intelligente riuscirà a cambiare le nostre abitudini come ha fatto l’iPhone. Ecco per quali motivi, da un punto di vista automobilistico. La prima “non” novità di Apple Watch (che arriva ben ultimo) è la possibilità di interfacciarsi con le automobili, di aprirne le porte, controllarne i livelli dei vari liquidi e persino comandarne l’impianto di climatizzazione.
Si tratta di opportunità offerte anche dagli “altri” smartwatch e, da diverso tempo, dagli smartphone. Se prendiamo per esempio la Bmw, ma lo stesso discorso si può estendere a tanti altri brand (Samsnung in primis) , già da circa 5 anni offre un’app che permette di controllare e attivare apertura/chiusura auto, clima, fari e clacson.
Non solo: vi siete dimenticati dove avete parcheggiato? Niente paura, il Gps vi guiderà attraverso le mappe del telefonino (Bmw Remote, disponibile su tutta la gamma). Ci sono poi app che permettono di collegare lo smartphone all’infotainment della vettura per accedere ai social e altre che valutano lo stile di guida per la massima efficienza.
Funzionalità che sulle elettriche vengono spesso affiancate dalla verifica dello stato della batteria e della ricarica. Del risparmio vi interessa poco o nulla? Esistono applicazioni che analizzano lo stile di guida in chiave sportiva. Tutto questo per dire che, dal punto di vista dell’automobile, lo smartwatch (di ogni marca) non ha portato innovazioni, se non nello strumento di interfaccia, che però non può prescindere dallo smartphone stesso, dal momento che quasi tutti sfruttano la rete del telefono.
Ma come mai fino a oggi tutte queste app legate all’auto sono quasi cadute nel nulla e adesso non si fa altro che parlarne? Ovvio: perché ad annunciarla è stato lui, il numero di Apple Tim Cook, che ha preannunciato «l’estinzione dei goffi, grandi telecomandi» con i quali oggi apriamo e mettiamo in moto abitualmente le nostre vetture. Sarà, ma per quanto ci riguarda a una chiave “fisica” in tasca (come quella nascosta nei telecomandi) non rinunceremmo, dal momento che la durata delle batterie di tutto ciò che è smart (watch o phone) è paragonabile a quella dell’arcobaleno. E la chiave fisica di sicurezza è sempre dentro il telecomando. C’è di più: l’autonomia di carica dichiarata da Apple per i suoi dispositivi è generalmente ottimistica almeno quanto i valori di consumo promessi dalle Case auto (anche se in questo caso c’è l’avallo della legge europea).
(di Adriano Tosi)