Si chiamano Samsung A3 e A5 e non sono un’ennesima sotto-famiglia di smartphone Galaxy della casa coreana, di quelle che passano per lo più ignorate. Si tratta bensì di modelli che introducono un cambio di rotta nelle strategie di competizione della marca . Il loro prezzo si annuncia medio-economico, ma offrono un livello di finiture di materiali più vicino all’area premium e in particolare adottano una carrozzeria e un telaio metallico. Ed è questo un ulteriore passo avanti verso l’adozione di materiali più nobili del passato, una strada intrapresa con i recenti Alpha e Note 4.
A5 monta un display da 5” pollici mentre A3 vanta uno schermo da 4.3 pollici. Entrambi i pannelli sono realizzati con tecnologia Amoled. Il loro cuore è un processore quad core da 1.2 GHz: nulla di straordinario, ma comunque abbastanza potente da non deprimere le performance garantendo al contempo costi più bassi. La Ram è di 2GB, mentre la memoria storage ha una capacità di 16 GB espandibili con slot microSd con altri 64.
Il look è di alto livello: sono i più sottili smartphone realizzati finora dal colosso sudcoreano, spessi rispettivamente 6,7 e 6,9 millimetri. La fotocamera anteriore è da 16 megapixel, quella anteriore da 5 ed è ottimizzata per i selfie.
I nuovi Samsung A3/A5 non hanno nel mirino la fascia alta del mercato e in particolare Apple iPhone, bensì gli altri costruttori di smartphone, soprattutto cinesi, che stanno adottando una strategia tesa a proporre prodotti di prezzo conveniente ma con una dotazione hardware di alto livello e, soprattutto, con materiali e finiture adeguati alle esigenze di un pubblico che si è fatto via via più raffinato.
Con i nuovi i modelli Samsung punta così a riconquistare lo spazio di mercato perso nei confronti di Xiaomi e Huawei ma anche Lg.
La marca si lancia in un’area che potremmo definire come “Premium Budget” e punta dunque a spostare il nucleo della competizione dallo scontro con Apple a quello con gli attori che più di un colpo le hanno inferto nei mesi scorsi e che le hanno portato a chiudere un trimestre disastroso. Inoltre A5 e A3 rappresentano la volontà di offrire prodotti dalla maggiore qualità percepita, Samsung ha proposto troppe volte dispositivi di fascia alta da 6 o 700 euro e realizzati con i medesimi economici materiali plastici e layout costruttivi dei dispositivi da 200 euro o anche meno. Ora la casa coreana fa marcia indietro, rilancia su design, finiture e livello di costruzione. Sarebbe auspicabile che questa nuova strategia di prodotto porti anche a una razionalizzazione dell’offerta.
Samsung ha un catalogo troppo ampio, disordinato e per molti versi incomprensibile. Ci sono i top di gamma come i Galaxy S5 (le cui vendite non sono andate come ci si aspettava anche complice anche finiture e design), poi ci sono i phablet serie Note. E fin qui il discorso sta in piedi, ma poi nel ricco catalogo è tutta un’esplosione di nomi e nomignoli che spaziano da Trend ad Ace, da Core a Young, fino a Pocket e a Express. Sono decine di modelli le cui peculiarità e differenze sono pressoché incomprensibili e che creano una confusa frammentazione di versioni di sistemi operativi e di componenti. Per non parlare poi dei modelli contrassegnati con il suffisso “Neo” che nel caso del modello Note 3 Neo significa “modello Note economico e con prestazioni inferiori rispetto al Note 3 “normale”, mentre nel caso del modello S3 Neo si traduce con “smartphone ex top di gamma aggiornato e con software nuovo e hardware potenziato”. Insomma un grosso casino.
Occorre fare ordine, perché un catalogo del genere vuol dire enormi costi industriali, oneri spaventosi per gestire la complessità e anche governare il marketing di decine di modelli di fascia media ed economica. Ed è proprio qui che Samsung ha perso terreno e subisce soprattutto la concorrenza dei prodotti (soprattutto medi ed economici) della connazionale Lg e soprattutto dei leader cinesi Xiaomi e Huawei, ed è in quest’area che A5 e A3 potrebbero rappresentare l’arma per il riaccendere i motori e tornare su un percorso di crescita.