Molti, forse quasi tutti, non se le potranno mai permettere, ma le supercar continuano a far sognare, a suscitare emozioni forti solo a guardarle e – soprattutto – a guidarle. Anche in questa era, dove sembra che l’automobile debba per forza di cose diventare una sorta di elettrodomestico, un mero strumento di mobilità .
E invece ci sono ancora vere e proprie opere d’arte e dell’ingegno umano, capolavori di tecnologie e di design che sono laboratori di ricerca tecnica e di prestazioni assolute. No, non servono per muoversi dal punto A al punto B. Hanno uno scopo diverso ed è quello di rappresentare il sogno e l’eccellenza. E se la sfida è abbinare performance assolute con la riduzione dei consumi e delle emissioni di CO2 (che, lo ricordiamo, non è un inquinante, ma un gas serra), ecco allora che vengono schierate tecnologie ibride.
Basti pensare alla Ferrari Fxx K (se ne parla in questa pagina) da 1.050 cv: è un’ibrida estrapolata da LaFerrari, destinata solo all’uso in pista, tirata in 30 esemplari e venduta a 2,5 milioni di euro. Incarna alla perfezione l’essenza della hypercar. Al pari della Lamborghini Asterion. Già , perché il prototipo della casa di Sant’Agata, anzi il dimostratore tecnologico – come lo chiamano in «Lambo» -, svelato a ottobre, è una ibrida plug-in spinta da un V10 aspirato da 5,2 litri, abbinato a ben tre motori elettrici per una potenza complessiva di 910 cavalli (666 kW). Scatta da zero a cento in tre secondi e tocca i 320 km/h. Le emissioni medie di CO2 sono pari a 98 g/km, mentre l’autonomia in elettrico è di 50 chilometri.
Numeri che ci dicono che è possibile coniugare passione e ragione e che ci sono da attendersi ricadute tecnologiche sulle auto per tutti. Perché le supercar sono anche laboratori di ricerca per soluzioni che poi saranno democratizzate. E poi non tutte le supersportive sono inarrivabili, ci sono anche proposte abbordabili, ma molto performanti: come la Abarth 695 Biposto, una vera supersportiva anche se di taglia bonsai.