Google Pixel 9 Pro XL, in definitiva, come va? Dopo un mese di utilizzo è possibile tratteggiare un quadro più preciso del Big One tra i nuovi Pixel. In estrema sintesi a Mountain View hanno realizzato un dispositivo che segna una chiara evoluzione in termini di design e integrazione. Non si può parlare di rivoluzione, eppure il Pixel 9 Pro XL , che è solo più grande con i suoi 6,8 pollici rispetto al Pro, si distingue per la sua capacità di offrire un’eccellente esperienza utente, nonostante attributi hardware che potrebbero lasciare perplessi per un top di gamma a confronto con la concorrenza, cinese in particolare.
Ricarica e durata: un miglioramento effettivo
Uno degli aspetti che mi ha sorpreso positivamente è, finalmente, la ricarica. Sebbene sia ormai assodato che è necessario spendere 34,99 euro per il caricatore originale Google da 45W al fine di ottenere la performance (37W) promessa dal produttore, i tempi sono migliorati sensibilmente. Dopo qualche settimana di rodaggio, la ricarica dal 20% all’80% è passata da 75 a circa 35 minuti. Ignoro i misteri del litio e dei circuiti che sovraintendono al pieno di energia per la batteria da 5060 mAh, ma ho rilevato anche delle oscillazioni, comunque si viaggia sempre intorno al 50% in mezz’ora.
Attese accettabili rispetto al passato, quando un’ora e oltre era la norma. Questa evoluzione rende il Pixel 9 Pro XL competitivo rispetto ai flagship di Apple e Samsung, non ancora dei cinesi (come Xiaomi e Vivo) che esibiscono caricatori da 90 e fino a 120W. Anche la durata della batteria ha fatto progressi. In questo mese sono arrivato a fine giornata sempre tra il 20 e il 30%, pur con un uso a schermo tra le 5 e le 6 ore.
Tensor G4 fa bene quello che deve fare
Sicuramente le performance misurabili con i benchmark dicono che Tensor G4 non è un fulmine di guerra, a voler essere teneri. In fatto di forza bruta è in ritardo di due anni sulla concorrenza: Snapdragon (di Qualcomm), che equipaggia i Samsung top di gamma oltre ai cinesi (non solo i big) e ai Sony Xperia. Ma anche i Dimensity (di Mediatek) sono dei fulmini!
Eppure la fluidità nell’uso, la quasi mancanza di esitazioni (davvero molto rare) e l’assenza di surriscaldamento ai livelli delle serie precedenti (patologici), conferma che il processore che Big G ha progettato con Samsung (che lo ha prodotto presumibilmente per l’ultimo anno, visto che dal 2025 Google dovrebbe affidarsi alle cure della numero uno al mondo delle fonderie, la taiwanese TSMC) lavora in un ambiente software perfettamente integrato e ottimizzato. E riesce così ad offrire ottime prestazioni. Tra l’altro Google ha equipaggiato questi smartphone con una RAM molto generosa, 16 GB, e quindi la fluidità nel multitasking non è in discussione.
Un discorso analogo può valere a proposito delle memorie UFS 3.1, prodotte dal 2020 e scelte da Google a partire dalla serie 6, tralasciando le più aggiornate 4.0, nate nel 2022, che montano tutte le marche iscritte alla F1 degli smartphone Android. Alla prova della realtà la differenza non si nota, la velocità di lettura dei dati è soddisfacente, anche se resta un punto: se non offri l’hardware migliore, se non hai specifiche al top, ne dovrebbe conseguire una politica dei prezzi diversa. Secondo qualche recensore molto ironico con milioni di follower, alla fine il fedele utente Pixel potrebbe perfino comportarsi come i fan della Mela: è un iPhone, che mi importa di conoscere le specifiche? Oppure, è un Pixel, basta che funzioni bene. Tesi che non mi trova del tutto concorde.
Tuttavia Google, ancora una volta, non ha scommesso sulla potenza pura. Il risultato è uno smartphone efficiente ed equilibrato, in grado di garantire fluidità , anche senza essere muscolare.
Fotografia: al top ma un po’ troppo computazionale?
Cosa fanno le persone con uno smartphone? Prevalentemente messaggi e molte foto (e video) che poi fanno circolare sui social network. Ecco, sono d’accordo con chi scrive che Pixel 9 Pro XL non è decisamente superiore al Pixel 8 Pro, e che stranamente la funzione ritratto a volte non riesce a scontornare perfettamente alcuni particolari del soggetto. La fotocamera ultrawide, inoltre, sovraespone leggermente.
C’è poi la questione dei pesantissimi file RAW da 50 MP. Pesantissimi perché dovrebbero essere dettagliatissimi. Ma così non è.
Diversi esperti hanno sollevato dubbi, in particolare in termini di rumore e artefatti. Questo problema è stato osservato durante l’editing con software come Lightroom. È interessante notare che i file JPEG del Pixel 9, in particolare quelli da 12MP, spesso danno risultati migliori rispetto ai file RAW, il che sembra controintuitivo date le maggiori dimensioni di questi ultimi e i vantaggi in post produzione tipicamente associati ai formati RAW.
Questo problema potrebbe derivare dall’elaborazione software del Pixel, in particolare dall’affidamento di Google alla fotografia computazionale guidata dall’intelligenza artificiale. Il formato RAW, pur offrendo una maggiore flessibilità nella post-elaborazione, manca della riduzione del rumore e delle correzioni applicate ai JPEG, il che potrebbe spiegare gli artefatti e il rumore nei file più grandi.
Come se ne esce? Il problema potrebbe essere risolto con futuri aggiornamenti del software. Google rilascia una volta al mese le cosiddette feature drop, anche per migliorare le prestazioni della fotocamera e, dato che questo problema è stato rilevato, è molto probabile che venga affrontato nelle patch future. Tuttavia, nel frattempo, si consiglia di scattare in modalità JPEG a 12 MP.
Per chi ama il punta e scatta, però, Pixel 9 Pro XL dà già grandi soddisfazioni – anche più dei diretti concorrenti, certo, dipende anche dall’autore – pur, ovviamente, restando nel mondo smartphone. Troverete in rete gli entusiasti di iPhone o di Samsung S24 Ultra o di Xiaomi 14 Ultra (quest’ultimo per la dichiarata superiorità lato hardware, la lente Sony LYT900 con super sensore da un pollice adatto a usi professionali in RAW), ma con un Pixel 9 Pro in tasca sarete sicuri di poter fare sempre foto eccellenti, anche con luce scarsa o di notte. Non finiranno su un poster, magari, ma faranno un figurone sui social e anche su qualche pubblicazione online. Con una certa attenzione quando la saturazione, del cielo, magari, può apparire eccessiva, togliendo naturalezza allo scatto.
Ripeto, il software del Pixel compensa – a volte generosamente – molte delle limitazioni hardware (il sensore Samsung GN2 da 1/1.31 pollici della lente principale è decisamente più piccolo rispetto al sensore da 1 pollice di Xiaomi 14 Ultra) grazie a miglioramenti nel bilanciamento del bianco, nella gestione del rumore e nella gamma dinamica, che contribuiscono a risultati eccellenti anche in condizioni di luce difficili.
Quindi, foto promosse, con riserva. Aspetto, con i prossimi aggiornamenti, una messa punto complessiva, che restituisca l’uso dei file RAW.
Dimenticavo, ancora a proposito di fotografia, il teleobiettivo: ho trovato un netto miglioramento, anche se vivo x100 resta lo smartphone con la definizione migliore in assoluto da grande distanza, nel 2024. Consiglio di non spingersi fino al 30x, con Pixel, sarebbe velleitario. Meglio fermarsi al 20x e poi magari utilizzare la nuova funzione Zoom Migliorato in post produzione sul telefono. Purtroppo il tele non è stato pensato per primi piani con bokeh o macro (come su Xiaomi 14 Ultra, ad esempio, che fa macro strepitose). Per tutto questo si spera nei prossimi aggiornamenti, ovviamente.
Quanto ai video, non mi appassionano, ma sono di buona qualità . Esposizione e bilanciamento del bianco sono a portata di dito. La feature Video Boost, che converte e migliora i 4k in 8 dopo un viaggetto sul cloud di Big G, è ancora un po’ lenta ma funziona. Resta da perfezionare il cambio di focale, che non è ancora fluido e preciso come quello di un iPhone.
Design: era originale, adesso è anche raffinato
Fare upgrade dai Pixel precedenti significa anche questo: trovare nel design iconico dei Pixel 9 un punto di forza. L’originalità è diventata raffinatezza. I materiali premium, come il vetro satinato sul retro, gli angoli morbidi, la camera bar con le due curvature ai lati che conferiscono un design più fluido, conferiscono al dispositivo una qualità tangibile. Non mi sono dilungato sul display, ma è un vero e proprio punto di forza, con una luminosità senza precedenti per Pixel. Tuttavia, una scelta di cui discutere è stata quella di non adottare un vetro antiriflesso, come quello del Samsung S24 Ultra, che avrebbe migliorato l’esperienza visiva in ambienti molto luminosi.
Google vs Apple: prove generali per la vera sfida
La sfida lanciata ad Apple è ormai evidente. Il nuovo dispositivo di Google ha raggiunto un livello di qualità costruttiva e attenzione ai dettagli che lo avvicina all’iPhone. Inoltre, le prestazioni offerte possono soddisfare gran parte degli utenti. Dal 2025, poi, con una nuova generazione di chipset presumibilmente molto più performante, Tensor G5, la gara potrebbe avere inizio per davvero.
Google sembra decisa più che mai a competere direttamente con Apple, non solo per il design, ma anche grazie alla sua offerta di prodotti e servizi. Con la serie Pixel 9, Google non si è limitata a creare uno smartphone di fascia alta, ma ha accelerato lo sviluppo di un ecosistema premium.
A questo punto, per l’utente iPhone deluso dalla serie 16 (anche se solo il 4% dei fan della Mela passa ad Android), la famiglia Pixel potrebbe proporsi come valida alternativa, soprattutto in questo ultimo trimestre dell’anno. L’innovazione spinta dall’intelligenza artificiale (AI) è ancora in rodaggio, ma c’è (su Apple è solo un auspicio). Gemini Advanced – la versione Live, più conversazionale per gli smartphone, in italiano, purtroppo, non è ancora disponibile – è promettente. Anche se il suo ruolo come nuovo tuttofare intelligente al posto dell’assistente di Google (“Ehi Google!”) inizialmente ha creato delle sovrapposizioni.
Gli utenti possono caricare file tramite Google Drive o direttamente dai propri dispositivi, e l’AI crea visualizzazioni e grafici basati sui dati forniti​. Gemini è progettato per gestire diversi tipi di input, come testi, immagini e potenzialmente contenuti video. E da poco è stata aggiunta la possibilità di creare Gem personalizzati, ovvero chatbot su misura, che offrono interazioni e funzionalità specializzate in base alle diverse esigenze. Da sperimentare.
Per quanto riguarda le importanti e utilissime integrazioni tra AI e le funzioni di produttività , come Gmail (con una ricerca veloce, per esempio), Calendario (gestire direttamente l’agenda) e Documenti nella suite Workspace, è stata annunciata per il quarto trimestre di quest’anno (ci siamo). Il 25 settembre, un giorno dopo la prima pubblicazione iniziale di questo post, Google ha comunicato che Gemini è finalmente integrato in Workspace. Anche in italiano. L’integrazione dovrebbe portare diverse funzionalità innovative, come la possibilità di:
– Generare testi creativi, come email, documenti, presentazioni e altro ancora.
– Riassumere e analizzare informazioni da lunghe conversazioni o documenti.
– Tradurre lingue testi in tempo reale.
– Brainstorming e generazione di idee e soluzioni creative.
L’obiettivo è rendere l’intelligenza artificiale uno strumento di lavoro quotidiano, aumentando la produttività e la creatività degli utenti di Workspace.
Occorre assicurarsi di avere un piano attivo Workspace Business, Enterprise o Frontline.
Infine, le nuove funzionalità AI lato fotografia (come il Magic Editor) hanno sorpreso sotto certi aspetti, mentre in altri necessitano di miglioramenti. Del resto non mancano altre app (ovviamente previo ennesimo abbonamento, Picsart, per esempio) che possono fare da supporto. Google, comunque, ci ha abituato ad una prassi di aggiornamenti e progressi continui. E con la serie Pixel 9, tale supporto potrà durare fino a 7 anni. Mettendo l’hardware alla prova del tempo.
(testo aggiornato il 2 ottobre 2024)
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