Quell’evoluzione da automobile a smartcar

Più digitale e connessa. L’automobile non sta cambiando. È già cambiata, è diventata una vera smartcar, un vero device.

Non guida ancora da sola (non tutte e non completamente almeno). Ma non è più isolata, un mondo a parte rispetto a quello digitale, iperconnesso e sociale dove viviamo, immersi, tutti i giorni. L’auto, quella “normale” non connessa è diventa un ambiente distonico rispetto al nostro mondo: si sale a bordo, anzi si entrava, si chiudeva la porta e il magico mondo di internet spariva. Ora la situazione è cambiata: l’auto è diventata un pezzo dell’internet delle cose, ovvero l’Internet of Things, termine che diventerà elemento costante della nostra vita nei prossimi anni. Senza guardare a modelli ancora lontani per il grande pubblico, come la Google Car o la futura Apple Car, entrando in concessionaria troviamo vetture come la nuova Mercedes Classe E in grado di comunicare in maniera autonoma con altre auto. La nuova ammiraglia tedesca, oltre ad essere in grado di evitare un lungo elenco di incidenti e parcheggiare tramite smartphone, è capace di segnalare un pericolo imminente ad altri mezzi che stanno effettuando lo stesso percorso.

Un ulteriore sviluppo dell’auto connessa arriverà definitivamente tra meno di due anni, con la presenza obbligatoria a partire dal 31 marzo 2018 su tutte le vetture di nuova immatricolazione dei sistemi eCall. Secondo la Commissione Europea i sistemi di chiamata automatica di emergenza, dotati di una Sim sempre attiva a bordo di ogni veicolo, permetteranno una riduzione fino al 50% dei tempi d’intervento in caso di incidente, con un calo di quasi 3.000 morti all’anno nel Vecchio Continente. Oltre ad un forte miglioramento della sicurezza in caso di situazioni di pericolo, i sistemi eCall apriranno la strada ad una lunga serie di nuovi servizi che necessitano di una connessione costante con l’automobilista, come poter consigliare attività commerciali in base alle proprie ricerche quotidiane o alla posizione.

Ovviamente, bisognerà trovare il giusto protocollo per garantire la privacy, ma la via ormai è aperta. Se per vedere gli eCall su tutte le vetture bisognerà attendere il 2018, già oggi ogni macchina dotata di presa Obd, la porta diagnostica che nella versione “II” è obbligatoria da Euro 3 in avanti, può fare affidamento su una connessione costante. Questo è possibile grazie a dei moduli in grado di trasformare modelli con qualche anno sulle spalle in perfette “Connect Car”, come il dispositivo presentato quest’anno da Samsung al Mobile World Congress 2016 di Barcellona. Collegabile alla presa Obd II dell’auto, presente su tutte le auto Euro 3 in avanti, Samsung Connect Auto è un dispositivo hardware in grado di collegare la vettura alla rete mobile e all’Internet of Things, tramite la condivisione di dati su posizione, comportamento dell’automobilista e funzionamento dell’auto. Questa connessione, oltre ad assicurare un collegamento Wi-Fi Lte per i passeggeri, permetterà di guidare in maniera più rispettosa dell’ambiente, indicare quando è necessaria la manutenzione e ottimizzare i costi di esercizio per realtà come le grandi flotte. Basato sul sistema operativo Tizen, la soluzione offerta da Samsung supporta la tecnologia Knox, che garantisce grande protezione dei dati sensibili degli utenti. Se l’offerta del marchio giapponese sarà lanciata negli Stati Uniti nel secondo trimestre nel 2016, in Italia sono già disponibili apparecchi collegabili alla presa Obd II in grado di rendere l’auto connessa, come ad esempio Texa CARe. Presentato all’ultima edizione di Autopromotec, la fiera biennale bolognese dedicata all’aftermarket e alle attrezzature, il dispositivo prodotto dall’azienda italiana, tramite un collegamento con lo smartphone, è in grado di chiamare autonomamente i soccorsi in caso d’incidente o fornire supporto all’automobilista, grazie al call-center attivo 24 ore su 24, in situazioni di pericolo.

Oltre alla sicurezza, Texa CARe apre le porte alla manutenzione predittiva, essendo collegato costantemente con le officine. Questo si traduce in una maggiore sicurezza ma soprattutto in una riduzione dei costi per l’automobilista: l’autoriparatore, alle prime avvisaglie può avvertire il proprio cliente di portare l’auto in officina, intervenendo così in maniera tempestiva ed evitando guasti più importanti.