L’evento Made by Google ha presentato Pixel 10 e Pixel 10 Pro come dispositivi capaci di ridefinire l’esperienza mobile attraverso l’intelligenza artificiale. Comandi vocali per l’editing fotografico, traduzione simultanea con riproduzione della propria voce, suggerimenti contestuali predittivi: questa la narrativa con cui Mountain View ha tentato di avvantaggiarsi su Apple e Samsung, posizionando i Pixel come i primi autentici “AI phone”.
Tuttavia, oltre l’entusiasmo della presentazione, la realtà europea appare meno brillante. Le funzionalità più innovative, quelle che dovrebbero trasformare il Pixel in un assistente personale proattivo, non saranno disponibili al lancio nel nostro continente. Le cause sono duplici: le restrizioni GDPR con le necessarie verifiche normative sulla privacy, e i tempi richiesti dalla localizzazione linguistica.
AI, promesse ma non per tutti (per ora)
Negli Stati Uniti, i comandi vocali in Google Foto consentiranno da subito di impartire istruzioni naturali come “rimuovi la persona sullo sfondo” o “aumenta la luminosità” ottenendo risultati immediati. In Italia questa funzione potrebbe non essere disponibile al lancio. Perché? Le funzioni avanzate Gemini per “Camera Coach” ed “editing conversazionale” con comandi vocali nei Pixel 10 potrebbero subire restrizioni imposte dalle normative Ue e verifiche sulla privacy necessarie per l’utilizzo di AI conversazionali e il trattamento dei dati fotografici.
Tuttavia, al momento Google non ha dichiarato esplicitamente che queste funzionalità siano bloccate o limitate in Europa a causa del GDPR. Non sono stati pubblicati avvisi ufficiali che confermino restrizioni specifiche per l’Ue legate a queste applicazioni AI.
È vero che il gigante tech è sotto la lente delle autorità europee per quanto riguarda il rispetto del GDPR nelle sue soluzioni generative AI, compresa Gemini. Questa situazione può giustificare un rilascio graduale o una localizzazione attenta, ma al momento non esiste una conferma chiara che le funzionalità AI predittive e conversazionali sui Pixel 10 siano ufficialmente sospese in Europa.
Stessa sorte per Magic Cue, che negli Usa integra email, messaggi e calendario per suggerire scorciatoie intelligenti: qui partirà limitato, senza capacità di lettura e aggregazione automatica dei dati personali.
Voice Translate, che promette di tradurre le chiamate in tempo reale riproducendo la voce dell’utente nella lingua dell’interlocutore, resterà in fase di testing ristretto. Take a Message, il sistema per gestire e trascrivere chiamate perse come un segretario digitale, rimarrà confinato a Stati Uniti e Regno Unito.
Risultato? Il nuovo Pixel 10 potrebbe avere le mani legate e apparire agli utenti italiani più simile a un Pixel 9 rifinito che a un dispositivo rivoluzionario. Con prezzi di listino da top di gamma, la domanda può sorgere spontanea: perché spendere più di mille euro per funzioni che arriveranno “eventualmente” tra mesi (minimo), dopo i via libera europei?
I precedenti del 2024: Pixel Studio e Pixel Screenshots
Quello che potremmo verificare a breve, in realtà, è già accaduto: già l’anno scorso Pixel Studio, presentata come ambiente creativo per l’AI generativa, non è mai arrivata in Italia. Non solo. Un’altra app esclusiva della serie Pixel 9, legata agli screenshot, non è mai stata resa disponibile nel Google Play Store per l’Italia. Si tratta di Pixel Screenshots, in grado di salvare, organizzare e cercare gli screenshot tramite AI (Gemini Nano) direttamente sul dispositivo. Pixel Screenshots è rimasta accessibile solo in mercati selezionati (paesi anglofoni come Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, India, Irlanda, Singapore e Malaysia) e solo con lingua del sistema impostata su inglese.

GPU e prestazioni grafiche
Emerge poi una seconda criticità, meno evidente al grande pubblico, ma decisiva per gli appassionati del genere: le prestazioni grafiche. Google ha abbandonato per la prima volta le GPU Mali di ARM, adottando soluzioni PowerVR di Imagination Technologies. Una scelta che ha sorpreso e che, secondo i primi test su unità dimostrative, genera perplessità.
I benchmark preliminari mostrano risultati talvolta inferiori al Pixel 9. Su AnTuTu e 3DMark, la nuova GPU non regge il confronto né con la generazione precedente né con i competitor equipaggiati con chip Snapdragon di ultima generazione. Alcuni titoli impegnativi evidenziano cali prestazionali, mentre engine grafici diffusi come Unity mostrano incompatibilità e bug.
Il supporto ray tracing, molto atteso, risulterebbe assente: Google nei materiali ufficiali accenna solo a un’IP “aggiornata”, senza specifiche né garanzie. Non sorprende che nei forum degli sviluppatori la delusione sia palpabile. Per utenti avanzati e gamer, già critici verso la tradizionale sufficienza di Google nelle performance grafiche, questo apparente regresso perfino rispetto al Pixel 9 appare ingiustificabile.
Il tempo per mettere a posto le cose
Va precisato che queste criticità emergono da unità pre-produzione con firmware non definitivo, distribuite prima del lancio ufficiale. È possibile che Google risolva parte dei problemi attraverso aggiornamenti software post-lancio. I primi Pixel 10 saranno consegnati a fine agosto. Tuttavia, l’assenza di repliche (finora) da parte del colosso di Mountain View – che preferisce enfatizzare CPU e AI evitando discussioni su GPU e gaming – alimenta sospetti e insoddisfazione.
Il paradosso è evidente: Google ha costruito l’immagine del Pixel 10 come smartphone “AI-native”, ma le funzioni chiave in Europa sono assenti e sul versante hardware emergono limitazioni inaspettate.
Un lancio a due velocità
Il Pixel 10 rimane, quindi, un dispositivo molto interessante soprattutto per gli utenti statunitensi, che potranno sperimentare immediatamente le innovazioni. In Italia e Europa, allo stato attuale, invece, appare come un prodotto (temporaneamente) incompleto: si potrebbe paga il prezzo pieno per un dispositivo che non corrisponde a quello descritto durante la presentazione.
La percezione attuale tra addetti ai lavori e utenti esperti è ambivalente: entusiasmo per le potenzialità, ma anche frustrazione per le limitazioni geografiche e i dubbi hardware. Google ha alzato l’asticella delle aspettative, ma la realtà del debutto europeo risulta più sfumata. Al momento, prevale la cautela.