Super Zoom AI negli smartphone: l’illusione dei dettagli

Negli ultimi anni, l’industria degli smartphone ha magnificato le potenzialità dell’intelligenza artificiale e della fotografia computazionale, rendendole il cuore della sua strategia. Un esempio per capire di cosa parliamo? Il super zoom AI del OnePlus 13, mostrato in un video su YouTube, che trovate qui sotto. Ma potrei farne vedere di assolutamente identici o anche migliori. Dipende da chi guarda o da chi li presenta.
In questo momento vanno per la maggiore il cugino di OnePlus, lo stupefacente Oppo Find X8 Pro, ma anche lo specialista del super zoom vivo – da x100 Ultra a x200 Pro e Pro mini – oppure Honor Magic 7 Pro con il suo, ancora, super zoom AI. Immagini incredibili: un soggetto distante centinaia di metri appare nitido e dettagliato, avvicinato come mai prima d’ora su uno smartphone. Per chi non si accontenta esiste anche la possibilità, in fase di ritocco, di aumentare ulteriormente la nitidezza. In effetti, a occhio, la foto sembra nettamente più bella. In realtà l’AI ridisegna, creando dei nuovi pixel.
Progresso vero o meravigliosa illusione digitale?
Paradossalmente, proprio con l’aiuto dell’AI generativa, potremmo chiamare in causa una pletora di maestri del pensiero che, dall’antichità a ieri, hanno messo in guardia dal cadere nella trappola dell’illusione.
Chiamiamo in causa la filosofia?
Lo stoico Epitteto, per esempio, in un passaggio del suo “Enchiridion” affermava: “Non cercare che le cose avvengano come vuoi tu, ma voglile come avvengono, e la tua vita sarà serena.” Idea che si ritrova anche in altri pensatori stoici, che invitano a distinguere tra illusioni e realtà per affrontare le difficoltà con saggezza. Seneca, per esempio.
Secondo Zygmunt Bauman le aspettative di controllo e felicità immediata (“guarda che foto pazzesca!”) si scontrano con l’instabilità economica e sociale (“il nuovo modello è più potente e più intelligente!”), generando ansia e insoddisfazione. Chi vuole rinunciare al super zoom più super zoom di tutti?
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Super zoom in 8 millimetri di spessore. Scattate in una giornata uggiosa con OnePlus 13 (la definizione dello STOP)

La fotografia AI non è vera fotografia, è un dipinto digitale (e può andare bene così)
La delusione nasce spesso da aspettative irrealistiche, e la via per superare la sofferenza sta nell’accettazione lucida della realtà senza illusioni. Siamo pronti per questo messaggio?
Non credo. Noi maniaci dei gadget tech, alle prese con la rivoluzione dell’intelligenza artificiale (c’è qualche maestro del marketing che la chiama “magia”) siamo già nella trappola o ci siamo molto vicini. Il rischio è che l’AI stia creando assuefazione a una fotografia nuova, che è più un dipinto, una rappresentazione, una interpretazione digitale della realtà. Fotopittura computazionale. Il dettaglio che vediamo non è più il frutto di un’ottica di qualità o di un sensore tecnologicamente avanzato, ma di un’elaborazione algoritmica che ricostruisce ad arte l’immagine, più che catturarla. Questo non è necessariamente un problema per chi desidera stupire gli amici sui social, può andare assolutamente bene così. Ma diventa ingannevole quando produttori e influencer forzano la narrazione, spacciandola per fotografia professionale.
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Per la serie super zoom e le leggi della fisica

Fotografia e manipolazione: dove finisce la realtà?
La fotografia è un’arte basata sulla creatività, sulla capacità di cogliere un momento unico con la giusta luce, colori naturali ed equilibrio tra movimento e staticità. Quando un software prende il sopravvento, modificando i dettagli, creando texture e compensando i limiti dell’ottica con interpolazioni digitali, è molto alto il rischio di perdere l’essenza stessa dello scatto.
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Zoom più qualcos’altro. Vero o falso? (da Facebook)

Henri Cartier-Bresson, pioniere del fotogiornalismo, riassumeva perfettamente questo concetto: “Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace; a questo punto, l’immagine catturata diventa una grande gioia fisica e intellettuale”.
Se la fotografia nel senso più rotondo del termine è ideazione artistica e capacità di interpretazione, affidarsi a un algoritmo che occupa la scena e riscrive la grammatica dell’espressività fotografica può significare allontanarsi dall’essenza stessa dello scatto.
Gli youtuber, spesso ambasciatori involontari del marketing dei produttori (voglio essere di manica larga), enfatizzano questi progressi – innegabili! – come se fossero vere rivoluzioni nel campo della fotografia. Tuttavia, dietro a ogni super zoom AI, dietro a ogni modalità notturna straordinaria (avete mai provato l’emozione dell’attesa, la pazienza di un tempo di scatto infinito?) o un Hdr* esasperato, si cela un prodotto giustamente pensato per attrarre i consumatori più che per esprimere il senso più autentico della fotografia.
Elliott Erwitt ha espresso una preoccupazione simile riguardo alla fotografia digitale: “In qualche modo, Photoshop e la facilità con cui si può produrre un’immagine hanno degradato la qualità della fotografia in generale”. Forse un po’ estremo. Ma se già la post-produzione rischia di cambiare i connotati a un’immagine, in qualche caso correggendo l’imperizia del fotografo, cosa succede quando l’intera costruzione dello scatto avviene direttamente nel software del telefono?
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Aumentare la nitidezza grazie all’intelligenza artificiale: da sinistra a destra, è magia?

La qualità dell’ottica è insostituibile
La versione dei professionisti della fotografia è unanime: nonostante le stupefacenti innovazioni apportate dal software, nulla potrà mai eguagliare, sotto il profilo della qualità dell’immagine, lenti professionali montate su una reflex o una mirrorless. L’elemento ottico, la capacità di raccogliere luce in modo naturale, di offrire profondità di campo autentica e di restituire dettagli senza artifici, rimane l’architrave della vera fotografia.
Uno smartphone, per quanto avanzato, è innegabilmente soggetto a limiti fisici: sensori piccoli, lenti molto compatte e un’elaborazione aggressiva per compensare le carenze hardware. Chi ha dimestichezza con una macchina fotografica sa molto bene che non esiste alcuna magia digitale che possa assicurare la riuscita di una stampa di grande formato.
Non si può ignorare, certo, che gli algoritmi sono entrati anche nel mondo della fotografia professionale vera: nei sensori, nell’autofocus, nei firmware. Il confine tra fotografia e computazione si assottiglia anche sulle macchine tradizionali. Pensiamo, per esempio, al riconoscimento di occhi umani, animali e uccelli basato su deep learning. Tuttavia le mirrorless non applicano AI a tappeto come gli smartphone: non creano (ancora) pixel mancanti con interpolazioni aggressive; non spingono l’Hdr a livelli innaturali; non applicano filtri AI invasivi alla texture della pelle o del cielo.
Il futuro non può essere solo un algoritmo
Eppure la vera fotografia non è mera riproduzione di ciò che entra nel campo visivo, non nasce con un  algoritmo, ma dalla mente del fotografo, dalla sua capacità di lavorare con luce, composizione e tecnica.

Se la fotografia è arte, creatività e tecnica, allora il futuro non può essere solo elaborazione digitale. Chi ama davvero la fotografia dovrebbe guardare oltre il marketing e ricordare che la tecnologia deve restare un supporto, non può sostituirsi alla visione artistica. Per tutti gli altri lo smartphone sarà un compagno impareggiabile per portare a casa panorami, ritratti, video da non dimenticare e condividere.

*L’Hdr (High Dynamic Range, alta gamma dinamica ) negli smartphone è una tecnologia che combina più scatti della stessa scena, con esposizioni diverse, per ottenere un’immagine con dettagli sia nelle ombre che nelle luci. Serve a bilanciare le alte e basse luci, evitando zone troppo scure o sovraesposte.

Zoom su smartphone e AI, altri esempi:

Liberty milanese a qualche decina di metri di distanza (OnePlus 13)

Architetture vicine e lontane con zoom (OnePlus 13)

Super zoom AI anche di notte (Vivo x200 Pro Mini)

Giocare con una prospettiva audace è possibile per molti, se la qualità non è al primo posto (Vivo x200 Pro Mini)