Due mesi dopo averlo acquistato con il massimo dell’entusiasmo ho venduto il mio Xiaomi 14 Ultra, completo di Photography kit e caricatore wireless. Erano compresi nell’offerta di lancio di marzo, che con un piccolo bonus, in quanto nuovo cliente, mi era valsa un prezzo finale di 1.399 euro anziché 1.499. Ero convinto di averli spesi bene, dopo avere provato nei mesi precedenti due ottimi modelli destinati al mercato cinese, il pieghevole Mix Fold 3 e il 14 Pro (in Italia, con Ultra, è arrivata la versione compatta, il 14).
Nel vendere ho avuto tempismo. La cifra che ho ottenuto, alla fine, ha coinciso con il prezzo a cui si può attualmente acquistare Xiaomi 14 Ultra senza accessori: attorno ai mille euro, uno sconto del 27%. Davvero tanto in così poco tempo. Un calo perfino maggiore di quello del Pixel 8 Pro con 128 GB di memoria (Ultra ne porta in dote ben 512), che si trova su Amazon scontato del 25%, a oltre sette mesi dall’uscita.
E questa è la nuda cronaca.
Non ho basato la mia decisione sui test di DxOMark, il centro francese specializzato in valutazione di materiale fotografico e smartphone, di cui ho parlato in due post precedenti. Anzi, secondo me la severità di DxOMark nei confronti di Xiaomi 14 Ultra è stata perfino eccessiva. Comunque ho riletto cosa avevo scritto dopo una settimana di utilizzo e mi sembra che le impressioni iniziali non fossero lontane da quelle conclusive.
Tutto è iniziato con una campagna di marketing molto efficace del colosso cinese. Quando i primi professionisti della fotografia prestati alle recensioni, influencer e youtuber specializzati se lo sono trovato tra le mani, l’hype si è moltiplicato. Top camera phone del 2024: Xiaomi 14 Ultra. Ricordo perfettamente l’ondata di entusiasmo: Xiaomi 14 Ultra, il device perfetto per fare fotografie. Ma anche: LO (tutto maiuscolo) smartphone per fare fotografie. Infine: Macchina fotografica o telefono?
Un sito americano specializzato, a tre settimane dal debutto, aveva titolato con una certa vena ironica che a molti era mancata. E aveva individuato uno dei tre punti deboli che mi hanno spinto a bocciare Ultra, tornando con sollievo al mio più lento (oggettivamente) ma super affidabile Pixel 8 Pro: tra i due processori, Tensor G3 e Snapdragon 8 Gen 3, si sa, non c’è partita se si guardano i benchmark. Che però non sono tutto.
Dove mi ha deluso, in particolare Xiaomi 14 Ultra?
Batteria: durata molto inferiore alle aspettative, con fasi di drenaggio acuto, acutissimo, durante le sessioni di fotografia. Ora, se sei un top camera phone non ti puoi scaricare così tanto proprio mentre fotografi. Certo poi la ricarica è davvero super rapida, ma se sei al parco o in montagna che fai? E proprio riguardo alla batteria, Pixel 8 Pro, invece, è notevolmente migliorato, ora che ho ripreso a utilizzarlo regolarmente. Mi dicono grazie al machine learning. Dopo quasi otto mesi Pixel, finalmente, arriva a fine giornata (se non ho passato un’ora a fare foto/video) con una discreta riserva di energia, fra il 30 e il 40%.
Punto numero due. Il portentoso zoom di X14U che addirittura DxOMark promuove con il massimo dei voti (unico caso su 17 voci prese in esame) in realtà mi ha fatto rimpiangere vivo x100 pro. E non oso immaginare cosa possa essere la versione Ultra del vivo, destinata a rimanere nei confini del Celeste Impero. Ma DxOMark non si è accorta di vivo x100 pro, non c’è verso che andiamo d’accordo. Ultra, invece, l’ho apprezzato moltissimo per i primi piani (con un ottimo bokeh naturale) e per delle macro impressionanti. Solo che non passo il mio tempo a fotografare fiori e insetti. Peccato.
Capitolo esposizione. Onestamente, meglio di quanto avessi potuto intuire dalle comparative prima che il telefono arrivasse a casa. Non ho potuto sopportare, però, che durante i video il cambio di focale per avvicinare il soggetto (esempio: il mio levriero in corsa a 100-200 metri di distanza) coincidesse con una incredibile sovraesposizione, che si correggeva solo operando sulla messa a fuoco. Mi ero illuso che con il peraltro inatteso aggiornamento (il primo dopo oltre due mesi) di HyperOs il problema fosse superato. Ma niente. Così, visto che con Pixel 8 Pro questo problema non esiste, ho preso la decisione.
Non mi dilungherò sugli aspetti inerenti l’apporto dell’AI, messa a confronto con quella presente sul telefono di Google lato fotografia computazionale. Né su qualche conflitto di troppo nella sincronizzazione di due o tre app. Né sulla fastidiosa somiglianza delle impostazioni rapide al centro di controllo di iOS, ovvero degli iPhone (e non solo). Diciamo che il mio giudizio sull’effettiva superiorità (o meno) di Xiaomi 14 Ultra in quanto smartphone progettato per la fotografia, motivo per cui lo avevo acquistato, ha pesato di più.
Il gigante fondato e guidato da Lei Jun ha presentato qualche giorno fa i risultati finanziari del primo trimestre: 40,6 milioni di smartphone consegnati (+33,7% sul 2023), ricavi in crescita del 32,9% (i ricavi da smartphone sono il 60% del totale, Xiaomi vende una quantità di prodotti smart home e IoT, ma anche televisori, frigoriferi, aspirapolvere, monopattini e molto altro), redditività in crescita del 3,6% con margine sull’utile lordo del 14,8%. Xiaomi è la terza forza mondiale dopo Apple (non poi così lontana, si veda il grafico) e Samsung, anche se è solo sesta in Cina, dove la concorrenza è molto agguerrita e le distanze tra i contendenti sono meno ampie: vivo nel Q1 era prima con il 17,4% contro il 14,6% di Xiaomi.
Xiaomi ha dichiarato di avere compiuto “progressi significativi nel processo di premiumization degli smartphone”. Nel Q1 la quota di mercato nel segmento di prezzo tra i 600 e gli 800 euro in Cina ha raggiunto il 10,1%, pari a un +5,8% rispetto al Q1 del 2023. Insomma, Xiaomi sta alzando l’asticella del valore degli smartphone venduti. La strategia dà slancio ai conti, ma questo non significa che tutte le ciambelle riescano perfettamente bene.